Negli ultimi anni, il mercato immobiliare italiano aveva risalito la china, in risposta alla profonda crisi del 2010. Abbiamo infatti ripetuto più volte come il bene immobile stesse prendendo nuovamente quota, e quanto fosse conveniente per via dei tassi ai minimi dei mutui, investire nel mattone. Il coronavirus, però, ha rimesso in gioco l’andamento del mercato immobiliare, e anche se è presto per dare risposte sul futuro del settore, è giusto porsi domande e formulare le prime ipotesi sull’andamento post-pandemia.
Prima di tutto, è evidente che il mercato immobiliare italiano subirà un calo delle compravendite, come d’altronde quello mondiale. È ovvio che l’impossibilità di effettuare visite per due mesi e l’incertezza economica provocata dalla crisi abbia un effetto sulle transazioni immobiliari. È quindi difficile ipotizzare che nella seconda metà dell’anno si possano recuperare i volumi perduti nella prima. Secondo gli esperti è più probabile un rimbalzo, più o meno intenso, nel corso del 2021. In particolare è stimato nel 18,3% il calo del fatturato del mercato immobiliare italiano dovuto al coronavirus: in soldoni, sfiorerebbe i 106 miliardi di euro nel 2020. Il lato positivo però è che il calo è dovuto al blocco operativo, che a sua volta ha portato alla riduzione dei volumi di scambio, non al crollo dei prezzi. Le quotazioni sono in effetti in lieve calo, ma è probabile che tornino stabili ai livelli pre-coronavirus nel giro di poche settimane. Inoltre, per il 2021 si attende in tutta Europa un netto rimbalzo dei mercati.
Prezzi torneranno stabili, ma potrebbero post-coronavirus potrebbe cambiare l’idea di casa
La flessione del mercato immobiliare post-coronavirus è infatti per sua natura generata da aspetti esogeni al sistema, che si era stabilito su un percorso di crescita dal punto di vista della produzione. Ecco perché molti esperti si aspettano che possa esserci una ripresa in tempi abbastanza rapidi. Se i prezzi rimbalzeranno, è invece probabile che cambino in via definitiva gli spazi residenziali e la concezione di investimento immobiliare. Il trend era già in corso, sempre più persone pensavano alla residenza come servizio piuttosto che come bene, nonostante l’Italia sia e resti il Paese delle case di proprietà. In altre parole, gli affitti non sono più una scelta obbligata per chi non può permettersi una proprietà, ma anche per chi desidera flessibilità per assecondare i cambiamenti lavorativi. In più, ora, il lockdown ha accelerato il cambio di prospettiva, trasformando la casa in un luogo che deve offrire la possibilità di viverci, ma anche di lavorare. Ecco perché il mercato immobiliare post-coronavirus potrebbe valorizzare nuovamente le case di dimensioni più ampie rispetto a prima, quando la tendenza era la compressione, soprattutto nelle città.